«Con rapidità stravolgente l’agro-industria ha costruito un paesaggio meccanico-geometrico, levigato, privo di ogni elemento estetico e di varietà.
Nella sua storia la campagna è sempre stata, come hanno avvertito i poeti, da Esiodo a Pavese, un vivaio di simboli e di ideali estetici, non scalfiti nel passato dai lenti mutamenti dell’agricoltura.
Piccoli campi variegati, siepi e filari, piante da ombra e da nidi, sentieri che portavano ai frutti e ai fiori selvatici, capanni e piloni protettivi connotavano  il mondo, davano un senso alla dura fatica degli uomini.
Se poi pensiamo alla risonanza mitica di tante parole pavesiane germinanti dalla terra (il campo, il prato, la vigna, ecc.), vediamo ancor più che con il dissolversi dell’antico mondo contadino la società ha perso gran parte del tradizionale patrimonio di simboli. E i simboli non sono solo significati profondi, ma forze, metafore radicali fluenti lungo le linee ondulate della vita e della morte.
Oggi è più che mai opportuno reimparare ciò che già il contadino “arcaico” e i “selvaggi” sapevano: che la vita dell’albero, della farfalla, della rondine o della fonte è anche la vita dell’uomo.
E’ con questi propositi che Antonio Adriano ha mantenuto vivi i segni estetici e le impronte storiche nel suo piccolo appezzamento attorno al capanno del Bosco Alto a Magliano Alfieri, memoria di un paesaggio agrario che fu «opera dei padri che l’hanno pazientemente architettato nei secoli», perché «ricercare e difendere il senso della bellezza per cogliere l’anima profonda dei luoghi è, in ultima analisi, combattere per la vita e per la libertà».
E negli anni quel luogo è stato testimone di feste campestri, di novene natalizie, di passeggiate “letterarie”, di canti e meditazioni fra amici.

L’associazione “Amici del Castello Alfieri” nel 2006 ha raccolto il messaggio di Adriano e ha fatto propri i suoi propositi difendendo quel piccolo terreno dai pericoli dell’anonimato e della perdita di anima.

Chi vorrà, potrà raggiungere il capanno del Bosco Alto con una breve passeggiata che si snoda tra boschetti e coltivi.


Il capanno al "Bosco Alto"

DAL MUSEO DEI GESSI AL “CIABÒT” DEL BOSCO ALTO

L’itinerario

Partendo dal piazzale del castello di Magliano Alfieri si percorrono via Asilo Alfieri e via Cesare Battisti fino a raggiungere un cipresso ultracentenario (gòla), che cresce presso il numero civico 43.
Di qui si scende per un comodo sentiero sterrato mantenendo sempre la sinistra e si vedranno presto affiorare alcuni massicci banchi di gesso.
Raggiunta la strada provinciale la si lascia alla propria sinistra e si scende sulla destra per una stradina asfaltata fino al cimitero nuovo di Magliano; fiancheggiando il cimitero si prosegue avanti per un breve tratto e, giunti a un ponticello che attraversa un rio, si svolta ancora a destra. La sterrata, all’inizio diritta, prosegue poi salendo fino al capanno, che si trova sul bordo sinistro del percorso: lì si può sostare e lasciarsi suggestionare dalla vita che pulsa intatta nella sue forme variegate.  

Natale al capanno.
Merenda sul prato.
I musici del Gruppo spontaneo maglianese.
Ultime conversazioni attorno al falò.
ASSOCIAZIONE CULTURALE " AMICI DEL CASTELLO ALFIERI "
Iscritta al Registro  regionale delle  organizzazioni  di  volontariato  nel  settore:  tutela e valorizzazione del  patrimonio  storico  e  artistico  Costituita  il  26/10/1991
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